Blood Bags 💀Recensione💀

Un mostro si aggira per i corridoi di una casa abbandonata, prendendo di mira i curiosi che vi entrano. Due amiche si intrufolano nell’edificio solo per scoprire poco dopo che tutte le uscite sono state bloccate. La creatura le insegue, sempre più affamata e assetata del loro sangue. Ma la via d’uscita non c’è…

Il film, ambientato a Torino, alimenta l’alone di mistero e di occulto che già di per sé pervade questa città. Tra la superficialità della gente comune e benestante, esiste in parallelo un mondo più viscerale e nascosto ignorato dalla società. Un mondo che, come la controparte benestante, ha bisogni primari da soddisfare per poter sopravvivere: come il doversi nutrire. Ed è qui che entra in gioco la variante del vampiro, un essere che ha bisogno di sangue per sopravvivere.

Impossibile non cogliere il parallelismo con la vita reale, quello del divario sociale e della ghettizzazione presente ormai in tutte le città d’Italia. Il sottotesto sociale tuttavia non risulta mai retorico o ridondante.

Blood Bags ci ha ricordato vagamente Castle Freak della Full Moon di Stuart Gordon. Una grande struttura con un misterioso mostro che vi si aggira per le lugubri stanze. Questa breve e semplificata descrizione è perfettamente intercambiabile per entrambi i film. Ci sarebbero altre similitudini, che però non vogliamo svelare per non rovinare la visione.

Una menzione speciale va alla caratterizzazione della creatura, curata in ogni minimo dettaglio: dal viso deforme al vestiario. Veramente un ottimo lavoro che ricorda molto i bellissimi make up degli anni 80, quando la computer grafica non era ancora all’ordine del giorno.

Blood Bags è stato presentato in anteprima in concorso il 31 ottobre al Trieste Science+Fiction Festival, uno dei festival più importanti d’Italia.